Dal momento in cui ho approcciato la SEO mi sono ripromesso di indagarne tutti gli aspetti, specie quelli più reconditi e indecifrabili che spesso sfuggono alla cognizione logico-razionale. Questo perché l’ho sempre considerata materia “occulta”, avvolta da quella patina di mistero (che la rende ancor più attraente e, al tempo stesso, criptica) con cui Google l’ha marchiata a fuoco.
Anche i profani sanno che non è dato conoscere da chi o cosa sia effettivamente regolato
il funzionamento di Big G, da cui dipendono in larga parte successi e sciagure di un SEO (
circa l’80% degli internauti mondiali, infatti, usa Google). L’alone di soprannaturalità che da sempre caratterizza Google non contribuisce a chiarirne le dinamiche. Molto spesso, anzi, si genera l’effetto opposto.
L’interesse intorno alla SEO è aumentato esponenzialmente negli anni, di pari passo con la crescita della sua popolarità, così come è cresciuta in maniera copiosa la letteratura in materia. E qui il tasto dolente: non sempre, infatti, ci troviamo di fronte ad una fonte qualificata, credibile. Trattandosi di una disciplina in divenire, non ancora del tutto codificata, certi aspetti risultano ancora imperscrutabili, di difficile comprensione, non riconducibili ad una spiegazione univoca e suscettibili di interpretazione.
Da qui l’esigenza di realizzare questo articolo. La domanda da cui prende le mosse è: può (e se sì, in quale misura)
la localizzazione del server impattare sul posizionamento organico? Poniamo un caso pratico. Ho un cliente che desidera posizionarsi in Giamaica. Cosa faccio? Mi conviene comprare un hosting in Giamaica? E’ indifferente oppure è un passaggio fondamentale? Attraverso questo post tenteremo di fare chiarezza tra tutte le informazioni confuse e aleatorie che circolano sull’argomento.
Server hosting e posizionamento organico: cosa dice Google
Prima di addentrarci nel discorso, proviamo a capire meglio cosa si intende per hosting. Sostanzialmente, possiamo definire l’hosting come un vero e proprio spazio web, una “porzione” messa a disposizione da un server. Questo spazio richiede l’allocazione di un dato volume di risorse. Creare un sito web vuol dire fare in modo che esso venga ospitato in un apposito spazio. Questo spazio è appunto l’hosting che, a sua volta, poggia direttamente su un server.
Ora, supponiamo che il mio cliente abbia un sito in lingua italiana su un server hosting localizzato in Italia. Decide a un certo punto di sbarcare in Australia e, di conseguenza, di creare una versione del sito in lingua inglese destinata al mercato australiano. Cosa gli conviene fare? Meglio far girare il sito su un server localizzato in Australia o non è necessario?
Prima di scoprire il punto di vista degli uomini di Mountain View, si rende doverosa una premessa. La migrazione del server per un sito web prevede una serie di operazioni molto delicate tutt’altro che semplici; il rischio di fare danni è pertanto concreto. Per questo motivo, meglio affidare questo compito delicato a professionisti. Se stai pensando ad una azione simile dai un’occhiata
qui.
Tornando a Google, ecco cosa dice nella sua
guida ufficiale:
Per la ricerca, in particolare per il targeting geografico, la posizione del server svolge un ruolo molto limitato, in molti casi è irrilevante. […]. Non devi assolutamente ospitare il tuo sito web in una specifica posizione geografica […]. Tuttavia, ti consigliamo di assicurarti che il tuo sito Web sia ospitato in modo da consentire ai tuoi utenti un accesso rapido ad esso (cosa che spesso viene fatta scegliendo l'hosting vicino ai tuoi utenti).
Quello appena citato è un passaggio chiave perché contribuisce a sgomberare il campo da ogni ragionevole dubbio. Essenzialmente Google ci dice a chiare lettere che
la posizione del server svolge un ruolo limitato, in molti casi è del tutto
irrilevante, ma che tuttavia va assicurato agli utenti un facile e rapido accesso al sito che spesso si deve alla prossimità geografica rispetto al paese di riferimento.
Ma c’è un altro passaggio cruciale contenuto nelle linee guida ufficiali del colosso californiano, quanto segue:
Google si basa su una serie di segnali per stabilire il pubblico di destinazione migliore per una pagina: 1) Un'area geografica di destinazione specificata usando il rapporto Targeting internazionale di Search Console […]. 2) Nomi di dominio di primo livello nazionali (ccTLD). Questi domini sono legati a un paese specifico (ad esempio .de per la Germania e .cn per la Cina), pertanto rappresentano un forte segnale che fa capire a utenti e motori di ricerca che il sito è espressamente destinato a un paese specifico […] 3) Posizione del server (tramite l'indirizzo IP del server). Spesso il server si trova fisicamente vicino agli utenti, pertanto la sua posizione può essere un segnale sul pubblico a cui è rivolto il sito. Alcuni siti web utilizzano reti CDN (Content Delivery Network) o sono ospitati in un paese con una migliore infrastruttura di server web, pertanto la posizione NON è un segnale decisivo!
In sintesi, Google suggerisce una serie di
best practices e azioni consigliate per segnalare l’esistenza di una versione in lingua del sito, sottolineando come la localizzazione del server nel paese di riferimento non sia un fattore decisivo.
Localizzazione server e SEO: cosa fare?
L'elemento inequivocabile, emerso dall’analisi della fonte più autorevole del settore (alias Google), è che, in definitiva,
la posizione del server non è un fattore di ranking SEO.
Più precisamente, non è l’ubicazione del server in uno specifico paese ad influire in maniera decisiva, bensì
la velocità di caricamento delle pagine (il tanto declamato
page speed) che rappresenta un fattore di ranking. Questa dipende da molteplici variabili, tra le quali il server hosting, la cui posizione può avere influenza sul page speed. Dunque, esiste sì un nesso di causalità tra la localizzazione del server e il posizionamento, ma
non si tratta dell’unica discriminante,
bensì di una delle tante.
A determinare il page speed di un sito, infatti, contribuiscono una serie di elementi, che vanno dalle risorse di calcolo, alla natura del CMS utilizzato, fino alla tipologia della banda utilizzata. Solo una parte infinitesimale, dunque, ricade sull'ubicazione geografica del server.
Sono piuttosto altre le operazioni che si rendono necessarie in caso di creazione di un sito multilingua destinato ad aree geografiche specifiche e circoscritte: la
corretta gestione dei tag di lingua, la
segnalazione della versione in lingua tramite i web master tool ufficiali (Search console), il
monitoraggio costante della velocità di caricamento delle pagine (mediante l’apposito tool reso disponibile da Google che trovi
qui).
In altre parole, nell’eventualità in cui si disponga di varianti linguistiche o geografiche del proprio sito web, va inoltrata opportuna segnalazione a Google mediante metodologie che le comunicano espressamente al crawler del motore di ricerca, come il
tag hrflang o le
sitemap. Queste le parole di Big G sul tema:
Se hai più versioni di una pagina relative a lingue o aree geografiche diverse, informa Google dell'esistenza di tali varianti. In questo modo la Ricerca Google potrà indirizzare gli utenti alla versione della pagina più appropriata in base alla lingua o all'area geografica. Tieni presente che Google potrebbe trovare anche senza il tuo intervento le versioni della pagina in altre lingue, ma generalmente è meglio indicare espressamente le pagine relative a lingue o aree geografiche specifiche
Torniamo per un attimo alla domanda dalla quale siamo partiti, vale a dire: il server hosting geolocalizzato nel paese di riferimento della mia strategia SEO influenza il posizionamento? Costituisce un fattore di ranking? La risposta che mi sento di dare, alla luce delle considerazioni emerse in questo articolo, è no. L’ubicazione del server influisce
indirettamente nella misura in cui aumenta la latenza di caricamento delle pagine del sito, il cui page speed è un fattore SEO molto importante. Ma ribadiamo: la localizzazione del server non rappresenta l’unica variabile ad incidere su questo aspetto, bensì
una delle tante.
Di conseguenza, un’ottimizzazione oculata della velocità di caricamento del sito unitamente all’utilizzo scrupoloso dei tag di lingua, oltre all’opportuna segnalazione tramite Google Search Console dell’esistenza della versione multilingua, rappresentano efficienti e virtuose pratiche in grado di agevolare il successo della nostra SEO strategy internazionale.